Libertà, è ovvio, che passa da una amministrazione trasparente, cristallina, casa di vetro per la collettività.
Per farlo, il cittadino ovviamente deve godere di tutte le informazioni che in quanto cali devono essere pubblicate sui portali degli enti, potendo accedere, comodamente seduto in poltrona, a tutti i documenti di cui necessita ed all’uopo conoscere cucci gli elementi ed i fatti di quella vicenda attraverso la identificazione dei responsabili.
Per realizzare tutto ciò l’ANAC prevede una serie di misure che ciascun piano deve contenere con una presa di coscienza tanto della politica quanto dei burocrati.
Il quadro così definito è ben delineato in quanto il RPCT, che assomma in sé, salve circostanze particolari e definite, il ruolo di responsabile tanto della prevenzione della corruzione quanto della trasparenza, non è più lasciato solo ma anzi, nell’ottica riformatrice, gode di maggiori poteri di autonomia ed indipendenza. Non è un caso, per la verità, se il PNA 2016 dedica un intero e corposo paragrafo – il 5.2 – al ruolo del Responsabile anticorruzione, attribuendogli poteri e competenze nuove e di totale indipendenza ed autonomia dalla struttura burocratica.
Cosicché, l’adozione del Piano triennale della prevenzione della corruzione e della Trasparenza si caratterizza per essere uri procedimento complesso che parte dalla previsione degli obiettivi strategici da parte dell’organo politico, confluiscono nel DUP ovvero nel PEG, subito poi nel Piano delle performances per essere attuati dai Responsabili dei servizi. Per fare questo, ovviamente, l’Autorità suggerisce proprio nel PNA 2016 l’effettuazione di corsi che abbiano un taglio più pratico che teorico in grado di rappresentare un ausilio per chi si trova a dover adottare gli atti e a dover recepire la normativa sull’ anticorruzione all’ interno dell’ente, oppure, la lettura di testi di carattere teorico-pratico, in grado di orientare gli operatori del settore nella predisposizione degli atti connessi all’adozione del PTPCT e nelle procedure sanzionatorie istruite dall’ANAC.
Di qui, la necessità di apprezzare gli aspetti pratici di una legge che è tutt’altro che teorica, partendo da una cultura della legalità e del rispetto delle regole dove, la formazione e l’aggiornamento in questa materia giocano un ruolo determinante, non solo per evitare di incorrere in sanzione da parte dell’ ANAC chiamata a vigilare e a verificare l’attuazione della normativa da parte di tutti gli enti d’Italia, ma soprattutto, per facilitare la comprensione, nel quotidiano, di condotte spesso, difficilmente avvertite, come fenomeni degenerativi o di cattiva amministrazione. Il RPCT, dall’ alto dei suoi poteri , ovviamente coordina i lavori pur sapendo che la sua azione, in principio considerata isolata e ristretta al proprio operato, ora invece si arricchisce di un coinvolgimento sempre maggiore di tutta la dirigenza la quale, nella migliore ed ordinaria delle ipotesi, verrà alla fine valutata dall’organismo interno ai sensi dell’art. 1, comma 8-bis della legge 190; nella peggiore sarà sottoposta invece alla scure dell’Autorità che, si crede, visti i propri poteri di Autorità indipendente ed in virtù tanto dei regolamenti attuativi sul piano sanzionatorio quanto dell’accentramento dei poteri rinvenienti dal d.l. n. 90/2014, avvierà nei prossimi mesi un processo ampio di verifica e controllo di tutte le amministrazioni all’ uopo irrogando salate sanzioni.
Tali riflessioni, devono portare gli operatori del settore ad acquisire consapevolezza sul fatto che la L n. 190/2012 richiede una particolare attenzione nella sua applicazione ed un suo adattamento pratico alle situazioni che si possono presentare all’ interno del singolo ente con la conseguenza che solo circondarsi di professionisti ed appassionati della materia, si potrà di volta in volta pervenire a soluzioni sempre più specifiche e caratterizzanti l’ente preso in considerazione, evitando non solo soluzioni valevoli per tutti, ma in definitiva quello che l’ANAC ha cercato di evitare sin dall’inizio con l’adozione dei Piani Triennali, ovvero, piani e soluzioni c.d. “fotocopia”.
Nicola Dimitri Maria Porcari
(articolo tratto da “Risorse Umane” n.1 anno 2017 – Maggioli Editore)