Come si diceva, la declinazione di obiettivi strategici annuali da parte dell’Organo di indirizzo politico mal si concilia con l’idea dell’Autorità di prevedere, quale misura di semplificazione, l’adozione confermativa del Piano per i tre anni, salvo l’integrazione istruttoria necessitata eventualmente dall’RPCT.
Cio’ perché la previsione di nuovi obiettivi strategici presupporrebbe, icto oculi, nuove azioni nell’anno, declinabili poi in obiettivi operativi ai Dirigenti, che mal si concilierebbero con la funzione meramente confermativa del Piano.
Né va dimenticato il contrasto con la disposizione dell’Autorità indipendente contenuta nel Comunicato del Presidente del 13 luglio 2015 e di quello successivo del 18 marzo 2018 nella parte in cui stabilisce la necessità da parte degli Enti di “adottare degli aggiornamenti annuali nei due successivi anni di validità del Piano triennale”(Anac – Comunicato del 18 marzo 2018 sul sito istituzionale dell’Autorità).
Orbene, laddove l’Ente, previa valutazione dell’assenza di elementi innovativi e/o corruttivi, approverà, confermandolo, il pregresso Piano, con la benedizione dello “snellimento amministrativo”, si toglierà una volta e per sempre l’unico problema dei piccoli Comuni cioè l’adozione del Piano stesso e il lavorio connesso alla sua approvazione.
Se oggi si assiste ad una minima sensibilità giuridica verso questa materia, è perché l’Ente ogni anno deve approvare il suo Piano, ben sapendo, per le migliaia di difficoltà che incombono sui piccoli Enti tra problemi di organico da una parte e difficoltà economiche dall’altro, che molte delle Misure risulteranno inattuate, per mancanza di una opera di verifica da parte dell’RPCT che nell’Ente locale svolge tutte le funzioni (e non potrebbe essere diversamente). Non a caso Anac raccomanda il supporto delle Prefetture ai piccoli Comuni ed invita il Ministero dell’Interno, nell’alveo del PNA 2018, ad insistere con percorsi formativi in favore dei Segretari Comunali.
Di talchè, parrebbe, la sensibilità al problema avverrà sempre e solo all’inizio dell’anno, in occasione dell’approvazione della Relazione annuale dell’RPCT. Cessato il problema, decadrà il livello di prevenzione atteso che questo non verrà suffragato nei fatti.
In tutta sincerità, sulla scorta delle esigenze manifestate da diverse amministrazioni all’Anci nel formulario che è stato somministrato agli Enti di modeste dimensioni nel mese di luglio di questo anno e che ha costituito la base poi per adottare misure di semplificazione, ci si sarebbe aspettati uno snellimento simile a quello avvenuto per la Trasparenza, con misure indubbiamente molto efficaci e concrete.
La più concreta sarebbe stata quella invero di procedere all’adozione di formulari tipo e standard da parte di Anac, al pari di quanto avviene per la Relazione annuale dell’RPCT.
Cosi’ come del pari, a fronte di uno snellimento, sarebbe stato opportuno di contraltare prevedere controlli a campione da parte di Anac, divisi per Regioni e per Enti, con attività di interlocuzione con il RPCT, al fine di comprendere il grado di attuazione delle misure all’interno dell’Ente.
Perchè cio’ che manca, dopo una legittima previsione contenuta nel Pna 2017, è la previsione di un incremento della prevenzione attraverso la verifica dei controlli.
Del resto solo un controllo generalizzato garantisce di verificare se le misure sono attuate ed effettuare anche in corso misure correttive.
Senza controlli la norma perde di potere e svanisce nel tempo.
Il timore generalizzato- vista anche la previsione normativa contenuta nell’alveo dell’art. 3 comma 1 ter del dlgs 33/2013 nella parte in cui prevede l’estensione delle misure di snellimento contenute nel PNA 2018 anche ai Comuni oltre i 5000 abitanti e quindi sotto i 15.000 abitanti – è quello di assistere purtroppo ad una pericolosa deriva che porti gli Enti a “confermare” i rispettivi documenti programmatici, con buona pace delle previsioni legislative e della anticorruzione.
A nulla varranno le raccomandazioni relative infatti alla verifica dell’assenza di elementi corruttivi né a quelle relative alle verifiche in corso di anno atteso che gli Enti provvedono alle verifiche con non poche difficoltà, quando riescono a farlo, fermo restando l’esistenza di realtà virtuose ed RPCT oculati.
In questa ottica, invece, si auspica che Anac effettui le dovute verifiche a campione, allo scopo di svolgere quel ruolo di governo dell’anticorruzione, evitando che quanto di buono fatto fino ad oggi non si dissolva nel nulla, determinando la morte prematura della prevenzione della corruzione.
Sarebbe doloroso per quella dottrina cui appartiene lo scrivente e che crede fermamente nella prevenzione anticorruzione celebrare, anzitempo, un funerale prematuro, dopo numerosi sforzi effettuati in questi anni e riconosciuti all’Italia al livello internazionale.