Cio’ perché, come si legge nella terza edizione , l’obiettivo è sempre stato quello di garantire la possibilità di spiegare e rendere fruibili concetti dal sapore prettamente teorico, mettendo i dipendenti nelle condizioni di operare nel mercato, distrincandosi nel ginepraio normativo, garantendo una elevata conoscibilità della norma anche per quei dipendenti (si pensi ai piccoli comuni) che, per ragione delle loro funzioni nell’Ente, sono più esposti alle corruttele ed agli illeciti. Proprio per questo motivo la stessa giurisprudenza contabile si era spinta ad ammettere lo svolgimento della formazione anticorruzione in deroga ai limiti di spesa contenuti nel DL 78/2010.
Con il PNA 2019 e nel segno della continuità si riconosce che “l’incremento della formazione dei dipendenti, l’innalzamento del livello qualitativo e il monitoraggio sulla qualità della formazione erogata in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza possono costituire obiettivi strategici che gli organi di indirizzo dell’amministrazione sono tenuti ad individuare quale contenuto necessario del PTPCT (cfr. Organi di indirizzo e vertici amministrativi, Parte II § 4 I soggetti coinvolti nell’elaborazione)” (Pna 2019 pag. 57 sul sito: http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/Attivitadocumentazione/ConsultazioniOnLine.
Per questo motivo l’Autorità contesta il modus operandi di quelli Enti che nel tempo si sono avvalsi di una formazione prettamente teorica e nozionistica che sicuramente non permette di sfruttare appieno le esperienze dei dipendenti, valorizzando un lavoro su casi concreti che tenga conto delle specificità di ogni amministrazione.
Di talchè, Anac si spinge a dire che è auspicabile “un cambiamento radicale nella programmazione e attuazione della formazione, affinché sia sempre più orientata all’esame di casi concreti calati nel contesto delle diverse amministrazioni e costruisca capacità tecniche e comportamentali nei dipendenti pubblici“ includendo nella formazione la disamina del Codice di comportamento, analizzando casi concreti accaduti nell’Ente pubblico, valorizzando docenti interni all’Ente in ragione delle proprie competenze maturate.
Ma soprattutto, ribadisce Anac “prevedere che la formazione riguardi tutte le fasi di costruzione dei PTPCT e delle connesse relazioni annuali, ad esempio, l’analisi di contesto esterno e interno, la mappatura dei processi, l’individuazione e la valutazione del rischio”.
In questo senso il Manuale teorico pratico, nella sua quarta edizione arricchitosi di oltre 100 atti al fine di coprire tutte le possibili situazioni di criticità all’interno dell’Ente valutate dagli autori alla luce delle rispettive esperienze interne alla Pubblica amministrazione, consente al discente ed all’operatore di apprendere gli istituti di diritto (il manuale tratta la legge 3/2019 c.d.spazzacorrotti) con un taglio pratico e specifico per ogni Ente. E cio’ al precipuo fine di conoscere cosa fare al verificarsi di ogni situazione amministrativa, con esempi pratici e con elementi di giurisprudenza a supporto della ricostruzione dottrinaria. L’indice, in allegato, consente di comprendere la compiutezza dell’opera, anche se nuove avventure ci attendono e sono alle porte.