
A cura di Nicola Dimitri Maria Porcari.
Con un Comunicato del Presidente dell’Autorità del 7 dicembre 2020, l’Autorità ha differito al 31 marzo del prossimo anno il termine per la pubblicazione della Relazione annuale del RPCT nonché l’adozione, da parte di ogni amministrazione, del Piano anticorruzione e della trasparenza.
La notizia, attesa da tempo dagli addetti ai lavori in virtu’ delle numerose scadenze che stanno interessando gli Enti alla luce della situazione emergenziale da Covid 19, costituisce certamente un sollievo ed al contempo permette una riflessione più approfondita sul ruolo da riconoscere al Piano anticorruzione in questa stagione drammatica, ove le accelerazioni imposte dalla legge impongono, ancora di più, una attenta vigilanza da parte di chi è deputato per legge a svolgere una funzione di controllo e di verifica.
Se è vero che il legislatore, solo per il periodo emergenziale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, ha previsto un regime di favore per gli affidamenti di lavori, servizi e forniture, operando una modifica del reato di abuso di ufficio e del danno erariale, è anche vero che, come segnalato a più riprese dagli organi inquirenti e di stampa, il virus ingigantisce il potere delle mafie che trae profitto dalle emergenze.
Ed è questo il motivo per cui occorre mantenere alta la guardia all’interno delle PA, garantendo quel presidio di legalità che è insito tanto nella funzione del RPCT, molto spesso visto come un mero burocrate che si districa negli adempimenti, quanto nel ruolo ascritto al Piano anticorruzione, qualificato alla stregua di un mero documento programmatico adempimentale, che puo’ in questa circostanza, di tempo e di luogo, assurgere a strumento vero di contrasto alle illegalità.
Se è pur vero che gli RPCT sono alle prese con le nuove mappature dei processi, è anche vero che il motore dell’anticorruzione è e resta la previsione di poche misure stringenti che operino attraverso un controllo serio e mirato.
Come ci insegna la vicina Inghilterra, deve essere anche la politica a svolgere il ruolo di traino e di sensibilizzazione di politiche di prevenzione della corruzione, non rimanendo alla mera dichiarazione di intenti ma realizzando progetti seri di prevenzione e controllo.
Questa nuova stagione, che vedrà nel Ricovery fund lo strumento di sviluppo del Paese se ben programmato ed attuato, potrà essere davvero la svolta di un Paese che cambia registro- si spera- imponendo quel cambio di passo che a più riprese l’Europa ci chiede e che non puo’ non passare da una saggia politica di prevenzione della corruzione e della trasparenza.